Anche Google utilizza strategie SEO, ed è immediato accorgersene
osservando il comportamento in SERP dei profili Plus: in questo articolo
affrontiamo le sei “tattiche” utilizzate dall’azienda con successo.
La strategia SEO di Google
Notato mai nulla di strano sul vostro profilo Google Plus?
Solitamente tende a posizionarsi molto facilmente per il vostro nome: se
non come primo risultato, in pratica, quasi sempre esce fuori in prima
pagina (ammesso che le opzioni per la privacy che si sono impostate lo
consentano). A livello di identità online, da almeno un anno, Google Plus è certamente “favorito”,
in un certo senso, rispetto agli altri tipi di profili: e quando mi
riferisco ai concorrenti penso soprattutto a Twitter e Facebook, e
questo nonostante li utilizzi molto di più del social network di Google.
I profili personali non sono l’unico elemento che tende a posizionarsi
velocemente; in alcuni casi anche i post che scrivete
nel flusso possono comparire nei risultati di ricerca. In generale,
pero’, riuscire a posizionare correttamente il nome di una persona è uno
dei Sacri Graal della SEO, e può diventare un territorio potenzialmente
molto profittevole, anche in considerazione del fatto che la dimensione
social si tende a focalizzare più sugli individui che sui brand.
Ma come ha potuto Google consolidare nel breve periodo la presenza
delle sue pagine? Ha forse barato? In realtà torneremo su questo
argomento alla fine; per ora basti sapere che l’azienda ha avuto successo basandosi su tecniche SEO alquanto intelligenti,
le stesse che chiunque altro avrebbe potuto applicare per il proprio
business online. Dal punto di vista di Facebook, in particolare,
l’argomento è piuttosto delicato. Il social network di Mark Zuckerberg
non permette attualmente a Google di scansionare le proprie pagine,
permettendo l’accesso solo alle pagine fan e poco altro. L’ingresso sul
mercato della pagine Google Plus, con la sua strategia apertamente open,
potrebbe aver messo seriamente a rischio la presenza delle aziende
concorrenti all’interno dei risultati di ricerca. Spesso ho avuto a che
fare con siti e startup che desideravano introdurre
caratteristiche positive in termini SEO sulle proprie piattaforme: se
dovessi costruire delle strategie da zero per potenziare la mia presenza
sui motori, in effetti, avrei “preso in prestito” molto di quello che
Google Plus ha fatto. Ecco il punto cruciale da tenere in
considerazione: usare l’ottimizzazione nelle seguenti sei modalità, non
importa di che nicchia tu ti stia occupando.
1. Incentiva i link in ingresso
Neanche troppo tempo fa Google ha iniziato a mostrare le foto degli
autori dei contenuti all’interno dei risultati di ricerca: per attivare
questa caratteristica
viene richiesto di linkare il proprio profilo Google Plus in firma ad
ogni articolo, con l’ovvia conseguenza di creare milioni di backlink di
qualità verso uno dei più influenti publisher online, peraltro
diversificandoli
notevolmente. Twitter e Facebook, al contrario, pur offrendo benefici
simili non possiedono la stessa “gradazione” di link baiting.
Tattica SEO di Google: richiedi agli autori di linkare i profili Google Plus.
2. Cura dei link interni
Una delle cose che salta all’occhio in Google Plus è la velocità con
cui si riesce ad entrare nelle cerchie, con il risultato di creare una
rete interconnessa di dimensione e consistenza sempre crescente. Molte
persone che hanno dovuto lottare per raggiungere i 1000 follower su
Twitter, al contrario, si sono ritrovati in 2000/3000 cerchie di Plus da
un giorno all’altro. La strategia di Google, legata alla possibilità di
connettere le persone di ogni parte del mondo, è molto proficua in
termini di interlink del dominio. Per quanto le cerchie molto numerose
rischino di risultare un’esperienza social piuttosto vaporosa,
esse offrono svariate potenzialità in termini di motori di ricerca. Ad
esempio è probabile che più il tuo contenuto viene condiviso su altri
stream, maggiori saranno le possibilità che venga scansionato,
indicizzato e valorizzato dai motori di ricerca.
Tattica SEO di Google: incoraggia la creazione di “cerchie di link” sempre più grandi
3. Un sacco di contenuti da indicizzare
Un profilo pubblico di Google Plus contiene un’enorme quantità di informazioni visibili ai motori di ricerca, che includono:
- biografia;
- post pubblici;
- foto;
- link a persone che ci hanno aggiunti alle cerchie;
- tutto ciò su cui ho fatto “+1″.
Confrontate queste informazioni con quelle di un account Twitter (160
caratteri di biografia) oppure quelle di Facebook (una sorta di pamphlet
generato in modo automatico); se ora consideriamo come i motori di
ricerca possano vedere queste pagine, ci accorgiamo subito delle
differenze in termini di numero di informazioni che si possono desumere.
Nel caso di Google Plus abbiamo una quantità di parole molto più
lunghe, a volte di un ordine di grandezza superiore rispetto a quelle di
Facebook e Twitter. Google struttura i contenuti all’interno del
proprio indice per fornire un gran numero di informazioni per i motori
di ricerca, le quali potranno essere indicizzate e utilizzate in vario
modo all’interno dei risultati.
Tattica SEO di Google: crea profili Search Engine Friendly
4. Ottimizzazione on-page
Sulla falsariga dei retweet di Twitter (o del re-blog di Tumblr),
Google Plus rende molto semplice condividere i post con i propri
contatti. Capita, in effetti, che i post di questo social network siano
mostrati nei risultati di ricerca come se fossero veri e propri articoli
pubblicati su un blog. Poichè il tag title è solitamente
considerato uno dei più importanti nell’ottimizzazione dei motori di
ricerca, Google tende a scegliere quello più lungo e descrittivo di
Plus, al contrario di Facebook e Twitter che tendono, invece, a
tagliarlo (nel caso di Twitter si tratta di un limite imposto dal sistema stesso, ndt)
Tattica SEO di Google: crea title tag descrittivi (e lunghi)
5. User Generated Content
Ogni post che scrivo su Google Plus è pubblico: di conseguenza,
ognuno di essi viene scansionato ed indicizzato da Google, e le opzioni
per la privacy, semplici ed intuitive, incoraggiano naturalmente ogni
forma di apertura. Il bottone di condivisione, dal canto suo, possiede
un’attrattività enorme, e sembra quasi urlare “prendimi! prendimi!”.
La maggioranza dei post di Twitter, del resto, sono pubblici di
default, ma il famoso limite di 140 caratteri impedisce a questi
contenuti di essere realmente rich. Facebook, al contrario,
condivide con i motori di ricerca solo alcuni tipi di contenuti
(pagine), evitando di far indicizzare i contenuti dei profili standard.
Tattica SEO di Google: incoraggia la condivisione pubblica
6. Mostra i profili degli autori Google+ nei risultati di ricerca

Se le precedenti strategie possono di fatto essere adottate da
chiunque, quella che esamineremo ora è utilizzabile solo da Google (ed
è, per questo motivo, piuttosto controversa). Mostrando i link ai profili Google Plus all’interno dei risultati di ricerca
si viene a creare un vantaggio che nessun altro social media,
ufficialmente, può replicare. Google sta quindi “barando”, in qualche
modo, favorendo i propri prodotti? In un certo senso credo di sì, ma
d’altro canto esiste forse qualche altro contenuto più rilevante? Dal
mio punto di vista avrebbe più senso connettere il profilo dell’autore
sul sito che ospita il contenuto (ad esempio la pagina autore di SEOmoz)
piuttosto che il profilo Google Plus indistintamente. Comunque stiano
le cose, questo dimostra ampiamente il potere dei rich snippet:
da quando Google ha introdotto le foto degli autori nei risultati di
ricerca i webmaster hanno cercato di ottenere questo effetto in vari
modi, assumendo quindi che uno snippet di qualsiasi genere tenda a
migliorare il click-through rate (CTR). Ma la vera domanda da porsi è la seguente: stiamo migliorando il nostro CTR oppure quello di Google Plus?
Tattica SEO di Google: crea rich snippet originali
Che cosa puoi fare?
A parte l’ultimo punto, le altre tecniche sono disponibili per
qualsiasi business online. Google ha trovato il modo di creare una
grossa quantità di contenuti friendly per i motori di ricerca, ed opera
in tal senso al massimo grado. La mancanza di diversità che ciò crea nei
risultati di ricerca è certamente preoccupante, secondo alcuni: è come
se Google rischiasse di trasformarsi in McGoogle, in cui ogni risultato
ed ogni pagina è prodotta con lo “stampino”. Con un po’ di fortuna, di
fatto, sempre più aziende adotteranno strategie SEO per emergere
all’interno dei risultati di ricerca. Certamente a livello
internazionale con Google Plus, ed oltre 62 milioni di utenti, dovremo
aspettarci un numero sempre maggiore di risultati di questo genere nelle
nostre ricerche.
Tradotto integralmente da How Google+ Uses SEO to Steal Search from Facebook and Twitter di Cyrus Shepard