martedì 31 luglio 2012

Google+ insegue Facebook e Twitter sui brand

Google+ insegue Facebook e Twitter sui brand

Google+ inizia a guadagnare terreno in ambito brand nei confronti di Facebook e Twitter: il gap è ancora molto, ma Big G ma molti vantaggi.


Una recente indagine condotta dai responsabili SEO BrightEdge evidenzia la continua evoluzione dei brand che interagiscono con i consumatori mediante i social network: sono in aumento, preferiscono Facebook e Twitter, ma stanno cominciando ad adottare appieno anche Google+.
Google Plus sta infatti recuperando terreno rispetto a Facebook e Twitter per quanto riguarda il numero delle aziendi leader che pubblicizzano, sui canali sociali, i propri marchi. Tre quarti dei migliori brand degli Stati Uniti sono adesso presenti su Google+, nove aziende su dieci sono su Facebook e otto su dieci, invece, su Twitter. Le più attive sono H&M, Toyota, Google stessa, Red Bull, BMW, Nissan, Mercedes Benz, Samsung, Porsche e Starbucks. C’è però un dato negativo relativo al social network di Mountain View.
481 milioni di utenti Facebook hanno espresso un Mi Piace per uno dei vari brand che pubblicizzano i propri prodotti sulla piattaforma di Mark Zuckerberg, ma sono solo 15 milioni coloro che hanno aggiunto un brand su una propria Cerchia. Un numero dunque infinitamente minore rispetto al sito in blu, segno di come ancora il canale di Big G debba crescere molto in tal direzione. Google ha comunque un vantaggio rispetto alla creatura di Menlo Park, dato che Google+ è molto più presente in termini di ottimizzazione sui motori di ricerca.
Un’azienda presente su Google+ può avere una maggiore visibilità se cercata tramite un motore di ricerca: gli esperti quindi evidenziano l’importanza della creazione di un profilo Google+ anche se non si dovesse avere alcun fan. Aggiungere contenuti e aggiornarlo regolarmente potrebbe infatti portare notevoli benefici a una società, visto che, secondo BrightEdge, il 30% dei brand con una pagina Google+ ha un’enorme possibilità aggiuntiva di esser visualizzato nei risultati di ricerca di Google.
Quindi, se da una parte il social network di Mountain View è penalizzato per un minor numero di iscritti e per una creazione relativamente giovane, dall’altro lato gode di una rendita di posizione significativa sui diretti competitor.

Bing migliora l’integrazione con Facebook



Microsoft migliora l'integrazione tra Bing e Facebook: adesso è possibile persino taggare fino a un massimo di cinque amici.


Microsoft continua a lavorare sul motore di ricerca Bing sfruttando anche l’importante alleanza con Facebook. Lo scorso mese era stata introdotta la social sidebar che dà la possibilità di coinvolgere i propri amici del noto social network di Zuckerberg nelle fasi di ricerca: adesso, questa funzione viene ulteriormente potenziata perché offre la chance di taggare un massimo di cinque persone direttamente da Bing.
Il colosso di Redmond vede in questa caratteristica l’espressione massima dei motori di ricerca abbinata a quella delle reti sociali: si immagini, prendendo in considerazione lo stesso esempio fatto da Microsoft, di pianificare una vacanza e chiedere in tempo reale ad un amico consigli su una specifica destinazione da lui già visitata; oppure, di organizzare un barbecue e chiedere al “maestro” della situazione quale sia la soluzione migliore tra quelle suggerite da Bing. La barra sociale diventa insomma una vera e propria espansione dell’informazione già garantita dal motore di ricerca, con dettagli che questa volta vengono forniti da conoscenti per i quali si nutre fiducia su un determinato argomento.
Con il permesso dell’utente, la domanda fatta all’interno della barra sociale può essere postata anche sulla sua Timeline, in modo che gli amici coinvolti nella ricerca possano ricevere notifiche sugli aggiornamenti in tempo reale. Naturalmente, si avrà sempre il controllo di ciò che verrà condiviso dalla sidebar. Non basterà forse per battere Google, ma in questo modo Bing arricchisce le sue capacità con una funzione di sicura appetibilità ed in grado di rendere maggiormente peculiare l’esperienza utente sul motore.

giovedì 26 luglio 2012

Come si Distribuisce il CTR nelle SERP Organiche


Scritto da Paolo Dello Vicario il 26 maggio 2012
Un dato importantissimo che dovrebbe essere a disposizione di ogni SEO è quello relativo al CTR indicativo di una determinata posizione nelle SERP; studi di questo tipo si sono succeduti nel tempo, soprattutto oltreoceano, mostrando dati sempre abbastanza coerenti fra loro.
Finalmente a confermare il tutto arriva una semplice ma efficace indagine tutta italiana, per mano di Costanza Ghelfi di NeoSEO; lo studio, condotto su 1.2Mln di impressions e 42K di clicks, ha riguardato settori e tematiche diverse. Escluse dall’analisi sono state le ricerche branded, che avrebbero ovviamente pregiudicato la bontà del risultato. Oggetto dell’analisi: i soli risultati organici.
I dati ottenuti si allineano sostanzialmente a quelli già ottenuti dalle famose analisi di Enquiro e Chitika, che sono stati per anni punti di riferimento per questo argomento.
Curva CTR
Sostanzialmente la ripartizione delle visite fra la sesta e l’undicesima posizione è pressoché uniforme. Grandi vantaggi si hanno ovviamente fra il primo e il terzo risultato, con un picco sul primo, che porta quasi il doppio dei click rispetto al risultato successivo.
Un’osservazione importante: la totale eterogeneità delle SERP, la diversità fra una ricerca e l’altra (con l’inserimento di risultati video, rich snippets, riferimenti all’autore, schede, etc.) e addirittura fra due ricerche uguali performate in luoghi diversi, fa sì ormai che dati del genere vado presi con le pinze, adattati al caso e usati più che altro come indicazione di massima per la previsione del traffico. L’analisi finale dei risultati sarà l’unico vero modo per avere dati certi!
Per approfondimenti sullo studio e le tabelle complete: Studio di NeoSEO.

martedì 17 luglio 2012

Facebook sarà il più grande supermercato della Rete?

Studiando il codice di Facebook un blogger ha trovato novità interessanti: un nuovo pulsante Want e funzionalità di social commerce

Facebook sarà il più grande supermercato della Rete?
di Fabio Deotto
A volte, se vuoi conoscere le anticipo le mosse di un sito come Facebook, non hai altra scelta che addentrarti nei meandri del suo codice. È quello che ha fatto Tom Waddington, un web developer che da qualche giorno a questa parte è impegnato a sfrondare pezzi del codice Open Graph alla ricerca di funzionalità che Facebook non ha ancora rivelato, forse perché le sta ancora testando, forse perché attende il momento propizio.
Qualche giorno fa, Waddington aveva scoperto l’esistenza di due nuovi pulsanti: Want e Unwant. Questa funzionalità sembra indirizzata a permettere all’utenza di indicare non tanto le cose che piacciono quanto quelle che si vorrebbero acquistare. Insomma, mentre metà della Rete chiede da anni un pulsante Dislike, Facebook si mette a testare una variante commerciale del Like, con il chiaro scopo di sedurre inserzionisti e brand.
Siccome dove c’è una pepita spesso si trova un filone, Waddington ha continuato a cercare, e ha scoperto che le prospettive nascoste nel codice di Facebook sono ancora più ambiziose di quanto potesse sembrare all’inizio. In un altro punto del codice appare infatti il comando “product/purchased” che, secondo Waddington, potrebbe essere utilizzato per condividere automaticamente a tutti i contatti l'acquisto di un prodotto effettuato attraverso il social network.
Un pulsante Want accoppiato alla funzionalità Product/Purchased potrebbe rappresentare una valida alternativa agli AdWords di Google, in quanto sarebbe un’autentica manna per gli inserzionisti pubblicitari, che avrebbero la possibilità di capire meglio cosa gli utenti desidererebbero effettivamente acquistare (magari mi piacciono i pulmini Volkswagen e clicco Like, ma potrebbero piacermi anche i MiG russi, questo non significa che sarei disposto a comprarne uno).
Se quanto scovato da Waddington venisse confermato, Facebook sarebbe in procinto di compiere un importante passo nel campo del social commerce, un passo che in qualche modo è stato già anticipato dall’annunciato passaggio dai Facebook Credits alle valute locali dei vari paesi. Del resto, la torta del social commerce sta crescendo a vista d’occhio ed è naturale che Facebook punti a scodellarsi sul piatto la fetta più grossa. Recenti previsioni rivelano infatti che il mercato della vendita al dettaglio su piattaforme social è destinato a raggiungere i 30 miliardi di dollari entro il 2015 e che, sempre entro questa data, i maggiori brand otterranno il 50% dei propri ricavi da vendite effettuate su un social network.
Seguimi su Twitter: @FazDeotto

App mobile IBM: realtà aumentata per lo shopping

IBM, app di realtà aumentata per lo shoppingLa realtà aumentata sta conquistando spazi, ampliando le modalità di interazione degli utenti e le possibilità di personalizzazione delle offerte commerciali per le aziende.
Su questo mercato in pieno sviluppo, sarà presto disponibile una nuova e interessante applicazione di “augmented reality” fornita da IBM: si tratta di una app mobile per lo shopping che consente ai consumatori di ricevere su smartphone e tablet informazioni su misura sui prodotti a scaffale nei punti vendita.

Basta entrare nel punto vendita aderente al progetto, scaricare l’app e registrare un profilo personalizzato indicando interessi, gusti o esigenze.
A questo punta si punta la videocamera dell’apparecchio direttamente sulla merce, in modo da inquadrare il QRCode e far acquisire al software i dati per il riconoscimento del prodotto: alle immagini catturate si sovrapporranno le informazioni della realtà aumentata (es.: ingredienti/componenti, prezzo, recensioni, sconti in tempo reale e così via).
Il catalogo di azioni a disposizione del cliente potrà essere aumentando condividendo sui social network una qualsiasi tra le informazioni proposte.
Come spiega alle aziende Sima Nadler, Retail Lead di IBM Research: “chiudendo il gap tra esperienza di acquisto online e presso il punto vendita, i venditori possono far leva sulle singole esigenze dei consumatori e fidelizzarli”.
L’applicazione è ancora un prototipo, ma non appena sul mercato questo nuovo software di realtà aumentata promette davvero di aiutare i rivenditori a creare traffico all’interno del punto vendita: collegando i consumatori e dando modo di trasformare il modo di fare marketing rendendolo un servizio meno invadente e più piacevole da sfruttare.

venerdì 13 luglio 2012

Riuscirà il marketing a inquinare i social media?


Riuscirà il marketing a inquinare i social media?

I social media ci hanno insegnato un nuovo modo di pensare, stringere relazioni e produrre e distribuire contenuti: ma le strategie di marketing rischiano di rovinare questo mondo.
Un po’ come è successo con la televisione che, col passare dei decenni, ha sacrificato sull’altare dell’audience ogni finalità pedagogica o istruttiva per diventare un mero strumento commerciale.
A onor del vero secondo Shel Israel, collaboratore di Forbes, gli inizi del social media marketing furono promettenti: le imprese compresero quanto potesse essere importante, e non solo sul piano economico, ascoltare le persone e farle partecipare, sostituendo i monologhi della pubblicità col dialogo della Rete.
La situazione, però, sembra degenerata: le imprese hanno integrato all’interno della loro organizzazione i reparti che si occupano di social media, normalizzandoli e attutendone la carica creativa e innovativa.
Tutto viene misurato in termini di ROI: anche ciò che andrebbe valutato secondo altri parametri come reputazione, fedeltà, partecipazione.
In tutto questo troppe imprese preferiscono gridare piuttosto che ascoltare; e adottano un approccio tronfio e unilaterale piuttosto che umile, sincero e propenso al dialogo.
Timori eccessivi? Può darsi, anche perché quest’involuzione sarebbe avvenuta negli ultimi sei mesi: pochi per giungere a conclusioni sicure.
A ogni modo è sempre utile ribadire la natura conversazionale del marketing: ascoltare le persone, permettere loro di esprimersi, coinvolgere attivamente gli utenti più esperti e intelligenti e magari farli diventare parte della propria squadra.
L’immagine è tratta da qui.

venerdì 6 luglio 2012

Web Marketing e Seo: gli strumenti da utilizzare

Il SEO in Italia sta avendo sempre più successo sia nelle aziende di grosse dimensioni che in quelle più piccole ed è ormai entrato nella abitudinaria e decisiva gestione degli investimenti pianificati dalle società. Scegliere una buona gestione di Web Marketing e SEO non è così facile, prima di tutto perché risulta difficile valutare chi si occupa di ottimizzazione SEO, dal momento che i risultati delle operazioni si vedono dopo diversi mesi, poi perché i costi sono spesso proibitivi e difficili da comprendere per i clienti che vogliono investire nell'ottimizzazione del loro sito per scalare qualche posizione nella SERP di Google e degli altri motori di ricerca.
Per tutti quei clienti che invece non vogliono o non possono permettersi di affidarsi ad agenzie specializzate SEO, esistono sul web dei servizi che consentono più che altro di monitorare lo stato di salute del proprio sito internet e propongono suggerimenti su come migliorare il proprio posizionamento. Inoltre, per tale operazioni esistono online infiniti blog e forum di discussione da consultare liberamente dove altri utenti possono consigliare la soluzione ottimale alla propria richiesta. Inutile dire che è possibile consultare gratuitamente anche le pagine dello stesso Google che spiega dettagliatamente come ad esempio inserire la propria attività in Google Place oppure su come aggiungere una Sitemap nel Google Webmaster Tools, stesso discorso vale per Bing.
Certo, se invece si desidera avviare una seria campagna con il servizio Google AdWords, il prodotto pubblicitario più usato sul web, sarebbe meglio avere un consulto da un esperto per evitare di perdere tempo e denaro, anche se fortunatamente il servizio è "utilizzabile" anche da chi non ha mai creato una campagna di Keyword Advertising, grazie all'interfaccia completamente user friendly ma sicuramente da studiare molto bene perché tali tecniche pubblicitarie possono essere ramificate anche per dispositivi mobili come spartphone e tablet.


Quiz SEO bastardo numero 6: indicizzazione impossibile

Quiz SEO bastardo numero 6: indicizzazione impossibile

 

fonte: http://www.lowlevel.it/quiz-seo-bastardo-numero-6-indicizzazione-impossibile/

 

Il quiz SEO che mi appresto a presentarvi è davvero subdolo e se non siete abituati a questo genere di quiz bastardi vi suggerisco prima di farvi un po’ le ossa con i quiz precedenti.
A differenza dei quiz del passato, stavolta ho pensato di creare una risorsa da usare appositamente come cavia per il quiz e che potrà essere quindi oggetto del vostro studio.

Il quiz

Si afferma che è impossibile che la risorsa all’URL http://www.lowlevel.it/quiz-6/ venga indicizzata da Google Web (l’indice generico web, quindi). In altre parole, la risorsa non verrà aggiunta a tale indice nemmeno in forma parziale e di conseguenza non potrà essere estratta da esso per essere presentata all’utente come risultato di una ricerca. Si chiede al partecipante di determinare se la suddetta affermazione è vera o falsa e, a prescindere dalla risposta data, motivarla.
Quiz SEOLe risposte al quiz sono aperte e possono essere date semplicemente commentando questo post. L’obiettivo del quiz è quello di indurre i partecipanti a svolgere un po’ di analisi, che potrebbero costituire un buon ripasso delle tecniche di indicizzazione di Google.
Come di consueto, tra alcuni giorni il quiz verrà chiuso e questo post verrà modificato aggiungendo la risposta esatta e il nome del vincitore/trice.
Buona analisi a tutti!
:)

Pagine SEO per categorie

Pagine SEO per categorie

Le PAGINE SEO, sono contenuti ad altissima visibilità
Capaci di posizionarsi in Google per parole chiave molto competitive, soprattutto a livello locale esempio: "corso di cucina + nome città"
Il servizio è gratuito, ma consigliamo di leggere le condizioni per avere un quadro più chiaro della situazione.
Le nostre PAGINE SEO, possono anche essere customizzate e acquistate su richiesta, nel caso il loro posizionamento fosse ritenuto strategico per l'utente.
In tal caso sarà possibile anche sganciarle dal layout originale o reindirizzarle verso siti diversi per mantenere il posizionamento ottenuto presso un altro dominio

fonte: http://www.pagineseo.it/

Recensioni SEO

Recensioni SEO

spesso mi chiedono un parere su chi scegliere come fornitore SEO. Stando al Sole ho acquisito quell’alone di credibilità che solo il brand può dare e io ovviamente vorrei aprofittarne a modo mio, seguendo quell’idea di trasparenza maniacale che mi ossessionda da qualche anno. Quindi, se state cercando qualcuno con cui lavorare e vi fidate di me, anzichè scrivere mail a tutti ho pensato di farci un bel post, che nel caso odierno è identico alla stessa risposta che ho dato ad una celebre banca che mi ha chiesto numi via mail.
In questi 4 anni che gioco coi motori di ricerca ho conosciuto un po’ di gente, molti dei quali al SEOCamp. Poi con alcuni di loro ho anche lavorato e con altri ancora ci collaboro. Queste piccole recensioni di SEO italiani sono al 100% personali e per nulla obiettive.

web agency (più costose di solito)

Matteo Monari www.bizupmedia.com molto attivo su fronte affiliazioni, ha già una squadra di link builders, ha lavorato in settori molto concorrenziali (poker), era il mio vecchio capo a Populis, che ora ha aperto la sua startup: prezzo sicuramente alto (tra l’altro non mi da la percentuale). PS. attenzione, Matteo ha il diavolo in corpo!
Adriano De Arcangelis www.deamarketing.it ha una miriade di clienti piccoli/medi, molto preparato e con tanti giovani a disposizione, fa numerosi corsi di formazione (da 2 anni sono uno dei suoi formatori seo): prezzo medio basso (nonostante questo, mi da la percentuale sui lavori che gli passo, c’è un legame di fiducia e collaborazione tra noi)
Emanuele Tolomei www.espertoseo.com web agency tosta su settori altamente concorrenziali (oro, dating, corsi) , sperimentano moltissimo e collaborano con tante altre agenzie. prezzi medi. (non mi danno percentuale, ma non oserei neanche chiederla sono troppo fighi).
SEOLab www.seolab.it vecchi fornitori del Sole24ORE, al momento lavoro sulla loro eredità e devo dire lavoro ottimo, non avrei saputo scegliere un “precursore” migliore di loro. (non li conosco direttamente)
SEMBox non li conosco direttamente, non saprei come lavorano. di certo lavorano anche a performance.
StudioCapello, Madri, WebRanking, Primisuimotori non li conosco direttamente, me ne hanno parlato tutti male in tante occasioni diverse per motivi diversi. di certo sono tra le  ”web agency seo storiche” in Italia quindi qualcosa sapranno fare, no? (non ho contatti con nessuno di loro)

Freelance

Stefano Robbi www.netstrategy.it giovane brillante e solitario, mi ha aiutato prendendo in carico un cliente importante che non riuscivo a seguire per ragioni di tempo e devo dire che mel’ha curato bene. verifica se ha tempo perchè si sta anche laureando. prezzo basso (non mi da la percentuale).
Enrico Altavilla www.lowlevel.it freelance tanto antipatico quanto preciso e informato, non ho idea di cosa faccia nè per chi lavori. di certo mi ispira fiducia da sempre ma non sono mai riuscito a lavorarci ne a farci nulla assieme. (non lo conosco bene)

Scrittura SEO e Video

www.batisfera.it i migliori contenuti “on demand”, anche ottimizzati per i motori di ricerca. si occupano di turismo, assicurazioni, musei. non mi da nessuna percentuale ma siamo amici.
www.i-l-i.it fa bellissimi video, ci lavoro spesso anche perchè è ultra economico e onesto. anche con lui siamo più amici che colleghi.

e di Giorgio Tave cosa ne pensi?

prima o poi arriva sempre questa domanda, anche da persone insospettabili. Allora di Taverniti ho un grande rispetto perchè ha fatto la piu grande figata che si possa fare (forum con 90% UGC) in tempi non sospetti. Poi si è spostato molto sulla formazione e di certo è molto preciso nel registrare tutte le mosse di google, ma personalmente mi basta SEOmoz Algo changes da leggere ogni tanto. Non ho mai capito per chi lavori o quali progetti effettivamente abbia portato a casa, c’è sempre questo alone di mistero che più che altro mi insospettisce.
un altro molto sveglio che mi sono dimenticato di citare è Ivano di Biasi, ci ho parlato una volta al telefono e mi è sembrato un gran dritto, stessa cosa per SEO Guru (Fabio Papalia).
in generale un po tutti sono disposti a lavorare in revenue share, se architettato bene probabilmente è il modo migliore di pagare un consulente seo, primo perchè i pagamenti saranno spostati molto avanti e poi perchè avverranno solo a giochi fatti, in % sui ricavi generati.

fonte: http://www.goatseo.com/recensioni-seo/

giovedì 5 luglio 2012

Link Building 2012 linee guida

Per capire in che modo fare link building dopo gli ultimi aggiornamenti degli algoritmi di Google bisogna ipotizzare e studiare l’argomento da ogni possibile angolazione, sopratutto da quella di Google. Dopo centinaia e centinaia di considerazioni ed idee che sembravano valide ma che poi andavano in contrasto con tanti altri aspetti che non avevo considerato, sono giunto alle mie conclusioni su come fare link building nel 2012 e sul perchè Google abbia penalizzato alcuni siti piuttosto che altri. Un altro aspetto interessante riguarda i messaggi di Google su Link non naturali, chiunque abbia fatto richiesta di riconsiderazione non ha mai ricevuto una risposta precisa e dettagliata su quali fossero i link da rimuovere per uscire dalla penalizzazione, Google è sempre stato molto vago e per questo motivo ho avuto bisogno di “leggere tra le righe” e “pesare” ogni singola parola delle notifiche di Google. Di seguito proverò a ricostruire i miei ragionamenti provando a dare un senso generale al mio punto di vista, acquisito dopo molte considerazioni e dopo aver intrapreso svariate strade sbagliate.
Mettiamoci nei panni di Google…
  1. Chi per anni ha manipolato le SERP sono i SEO Black Hat, per quanto si sia sempre detto che “The Content is King”, i SEO Black hat sono sempre riusciti a stravolgere le SERP e mettere in prima pagina siti non meritevoli. Il primo passo di Google è stato il “filtro manuale”, ossia l’esclusione di questi siti dalla TOP 10 grazie all’intervento manuale dei quality rater ma è impensabile che un colosso informatico come Google debba ricorrere a “correzioni manuali”. Per ottenere la soluzione definitiva, credo sia stato fatto uno studio (a mio avviso anche semplice) per individuare la tipologia di sito web e di link utilizzato generalmente dai SEO Black Hat per individuarli velocemente ed evitare che possano manipolare le SERP così facilmente. A riguardo credo che Google abbia agito NON PENALIZZANDO nessuno dei siti web coinvolti in questo giochetto, NE CHI LINKA, NE CHI RICEVE LINK, ora vi spiego perchè la penso così. Google nelle sue comunicazioni parla sempre di azioni “per alterare il pagerank”, generalmente i siti usati dai SEO Black Hat sono pressapoco spazzatura e non hanno pagerank ne autorità quindi basta continuare ad attribuire ai loro link il valore che hanno, ossia ZERO. Secondo me questa è la soluzione ideale e quella che ha adottato Google per evitare anche un secondo problema, QUELLO DELLA NEGATIVE SEO, ossia, se Google penalizzasse questi siti web e quelli linkati da loro, basterebbe puntare migliaia di link ai siti dei competitor e farli cadere come pere marce! Altro aspetto che hanno in comune i link provenienti da attività black hat sono i contenuti duplicati, generalmente chi vuole migliaia di link in fretta, scrive (o spesso copia) un articolo e lo pubblica migliaia di volte su siti low profile, quindi credo che per Google sia veramente un giochetto da ragazzi individuarli e “sterilizzarli” per evitare che qualcuno possa usarli contro la concorrenza. Ora vi direte… “Ma se è così allora chi è stato penalizzato se non quelli che hanno fatto Black Hat??” La risposta è semplice, chi ha fatto black hat è crollato come tutti gli altri (anche se non penalizzato) perchè gli sono stati tagliati via i link, chi invece ha fatto link building di un certo livello è l’unico che poteva “manipolare il pagerank” , come dice Google, ottenendo link innaturali da siti in grado di trasferire PR ma di questo ne parlo ne punto successivo.
  2. Chi ha provato a manipolare il pagerank? Chi è stato penalizzato? I SEO Grey Hat!
    Bene se sei un SEO Grey hat avrai sicuramente ricevuto qualche bella notifica di webmaster tools per link non naturali :) . Sono praticamente sicuro che l’alert di web spam parta quando i link sospetti provengono da siti con Pagerank.
    Il punto fondamentale però è un altro, l’alert parte quando i link provengono da siti con PR ma soltanto quando gli articoli in cui si trova il link sono sospetti, ossia quando SONO DUPLICATI ed  HANNO ANCHOR TEXT SECCHE e sempre nello stesso punto dell’articolo (duplicato). La maggior parte dei siti web che hanno avuto penalizzazioni sono quelli che hanno sfruttato i soliti siti web di comunicati stampa ripubblicando e ripubblicando ripetutamente gli stessi articoli con le stesse anchor su tutti i siti web. Ora il punto è questo, dai siti web di comunicati stampa, con PR, è possibile fare negative SEO sui competitor ma è ovviamente più oneroso in termini di lavoro. Per avere un alert da WMT i link devono essere veramente tanti e Google sa bene che solo pochi idioti investono migliaia di euro al mese per rompere le scatole ai competitor rischiando anche che possa non funzionare.
  3. Quale link building funziona ancora oggi e funzionerà sempre?
    Questa è la nota dolente, i link che funzionano sono quelli provenienti da domini trusted, ossia domini che google considera affidabili quindi non solo quelli con PR ma quelli che compaiono in un gran numero di risultati di ricerca ed ovviamente quelli che NON DANNO LINK A COSTO ZERO, BISOGNA PAGARE ED ANCHE TANTO. Come fare a capire quindi dove andare  a procurarsi i link? E’ un lavoro abbastanza costoso, bisogna acquistare account su sistemi di studio delle parole chiave per valutare la capillarità della presenza nelle serp di un sito web… Io ne ho usati alcuni ma alla fine me lo sono fatto da solo in SEOMax. La cosa da non fare assolutamente ad oggi è valutare un sito web utilizzando SEOMoz. SEOMoz ha il suo MOZRank che viene calcolato con formule NON ALLINEATE agli standard di qualità attuali di Google. Un sito che ha un MOZRank elevato è probabilmente un sito web che ha migliaia e migliaia di link che Google ora considera SPAM. Altro modo per verificare la qualità di un sito web è quello di utilizzare Google Trends for Websites per essere sicuri che il sito abbia un volume di traffico organico decente e che quindi non sia penalizzato.
Definiti gli aspetti di base ora è necessario capire un altro aspetto fondamentale su cui ci ho sbattuto la testa un bel po prima di arrivare alla mia conclusione finale, GOOGLE ASCOLTA SOLO CHI VUOLE…
Con questo voglio dire che in presenza di link in uscita dal sito A al sito B, credo che Google si comporti diversamente a seconda di chi sia il sito A, a tal proposito ecco due ipotesi:
  1. Il sito A è un sito web dal PR basso (sotto la soglia che Google ipoteteticamente considera VERY TRUSTED)
    Il sito linka il sito B con una anchor text secca come “Vacanze a Roma”. Google NON RITENENDO ABBASTANZA AUTOREVOLE il sito web A, ignora l’anchor text ed analizza il contenuto, verifica che sia originale, identifica tutte le key più importanti e trasferisce “link juice” al linkato (con basso valore di trust) al sito B solo e soltanto se ritiene che l’articolo non sia stato fatto apposta per trasferire PR.
  2. Stessa situazione del punto 1 ma l’anchor text è “NOFOLLOW” oppure “Clicca qui” oppure il nome del sito. In tal caso il link sembra naturale e Google trasferisce tutto quello che deve al sito linkato scegliendo lui le ANCHOR… e dico LE ANCHOR, non L’ANCHOR, perchè in ogni articolo ci sono molti termini interessanti….
  3. Il sito A è MOLTO TRUSTED, google si fida e fa esattamente quello che gli abbiamo detto, finchè il sito A non commetterà errori grossolani e perderà trust.
A questi concetti , teorici e frutto di tanti tentativi e test, allego qualche vignetta che la nostra grafica ha realizzato dai miei scarabocchi su carta in fase di brainstorming :)

fonte: http://www.ivanodibiasi.com/link-building-2012-linee-guida.htm

Google Seo? Un mistero oppure una cosa fattibile che ancora pochi conoscono?

Google offre molte possibilità a chi vuole intraprendere l'utilizzo del web per ampliare il prorpio business. Internet è il mezzo più potente, tanto che ha cambiato il mondo e negli ultimi 5 anni posso dirti che ha rivoluzionalto il mondo: il modo di relazionarsi, il modo di fare business, anche gli incontri e il sesso non sono stati lasciati al caso, per non parlare poi del fenomento FaceBook e Groupon. Chi ha il coraggio di dire che il web non è un opportunità? (mi sciva in privato per favore :-) )

In poche parole però fare un sito non serve. Google ti premia se fai le cose come vanno fatte (anche se è secondo lui) però devo dire che il suo sitema democratico ha moltissimi vantaggi: la cultura per tutti, le informazioni per tutti, opportunità internazionali per tutti, vendita, conoscenze, relazioni, crescita sociale, divertimento e intrattenimento.
Quante persone hanno lasciato la Tv per il Web. Le informazioni sono meno controllate e le persone possono esprimere e condividere quello che voglio in modo libero e senza pagare e senza essere esclusi. RIVOLUZIONE.
Voglio dire però che fare un sito non basta! Per essere trovati il sito va costruito con molta cura professionale e anche se lo dico in modo crudo, un bel sito che non è ottimizzato per i motori di ricerca non serve.
I siti migliori sono quelli realizzati con molto testo e con i cms. Sono poi realizzati secondo le regole seo Google che sono pubbliche, non ci sono trucchi, ma tanta professionalità e creatività.
Ma allora se le regole sono pubbliche e uguali per tutti come si fa a competere? E' ancora una volta l'uomo che fa la diffrenza, la tua Strategia, la tua utilità e il modo che scegli per creare valore per un dato pubblico.

In sisntesi:
1- scegliere un sito che parla massimo tre argonenti tra loro correlati
2- trattare argomenti che aiutano le persone che ti interessano a risolvere il loro problemi
3- comunicazione amichevole
4- aiutale le persone a comunicare con te
5- scegli dei titoli interessanti
6- fai in modo che gli articoli che scrivi siano in linea con il titolo che hai scritto
7- fai delle micro guide per aiutare le persone
8-usa un sito cms come joomla, drupa p wordpress
9- otimizza tutto con l'ottica dei motori di ricerca prima di fare il sito e non dopo

Allora buon seo a tutti.

fonte: http://www.freeonline.org/articoli/art/google-seo-un-mistero-oppure-una-cosa-fattibile-che-ancora-pochi-conscono.html

mercoledì 4 luglio 2012

Come Google+ usa la SEO per superare Twitter e Facebook

Come Google+ usa la SEO per superare Twitter e Facebook 

 

Anche Google utilizza strategie SEO, ed è immediato accorgersene osservando il comportamento in SERP dei profili Plus: in questo articolo affrontiamo le sei “tattiche” utilizzate dall’azienda con successo.

La strategia SEO di Google

Notato mai nulla di strano sul vostro profilo Google Plus? Solitamente tende a posizionarsi molto facilmente per il vostro nome: se non come primo risultato, in pratica, quasi sempre esce fuori in prima pagina (ammesso che le opzioni per la privacy che si sono impostate lo consentano). A livello di identità online, da almeno un anno, Google Plus è certamente “favorito”, in un certo senso, rispetto agli altri tipi di profili: e quando mi riferisco ai concorrenti penso soprattutto a Twitter e Facebook, e questo nonostante li utilizzi molto di più del social network di Google. I profili personali non sono l’unico elemento che tende a posizionarsi velocemente; in alcuni casi anche i post che scrivete nel flusso possono comparire nei risultati di ricerca. In generale, pero’, riuscire a posizionare correttamente il nome di una persona è uno dei Sacri Graal della SEO, e può diventare un territorio potenzialmente molto profittevole, anche in considerazione del fatto che la dimensione social si tende a focalizzare più sugli individui che sui brand.
Strategia SEO di Google
Immagine tratta da: depositphotos.com

Ma come ha potuto Google consolidare nel breve periodo la presenza delle sue pagine? Ha forse barato? In realtà torneremo su questo argomento alla fine; per ora basti sapere che l’azienda ha avuto successo basandosi su tecniche SEO alquanto intelligenti, le stesse che chiunque altro avrebbe potuto applicare per il proprio business online. Dal punto di vista di Facebook, in particolare, l’argomento è piuttosto delicato. Il social network di Mark Zuckerberg non permette attualmente a Google di scansionare le proprie pagine, permettendo l’accesso solo alle pagine fan e poco altro. L’ingresso sul mercato della pagine Google Plus, con la sua strategia apertamente open, potrebbe aver messo seriamente a rischio la presenza delle aziende concorrenti all’interno dei risultati di ricerca. Spesso ho avuto a che fare con siti e startup che desideravano introdurre caratteristiche positive in termini SEO sulle proprie piattaforme: se dovessi costruire delle strategie da zero per potenziare la mia presenza sui motori, in effetti, avrei “preso in prestito” molto di quello che Google Plus ha fatto. Ecco il punto cruciale da tenere in considerazione: usare l’ottimizzazione nelle seguenti sei modalità, non importa di che nicchia tu ti stia occupando.

1. Incentiva i link in ingresso

Neanche troppo tempo fa Google ha iniziato a mostrare le foto degli autori dei contenuti all’interno dei risultati di ricerca: per attivare questa caratteristica viene richiesto di linkare il proprio profilo Google Plus in firma ad ogni articolo, con l’ovvia conseguenza di creare milioni di backlink di qualità verso uno dei più influenti publisher online, peraltro diversificandoli notevolmente. Twitter e Facebook, al contrario, pur offrendo benefici simili non possiedono la stessa “gradazione” di link baiting.
Tattica SEO di Google: richiedi agli autori di linkare i profili Google Plus.

2. Cura dei link interni

Una delle cose che salta all’occhio in Google Plus è la velocità con cui si riesce ad entrare nelle cerchie, con il risultato di creare una rete interconnessa di dimensione e consistenza sempre crescente. Molte persone che hanno dovuto lottare per raggiungere i 1000 follower su Twitter, al contrario, si sono ritrovati in 2000/3000 cerchie di Plus da un giorno all’altro. La strategia di Google, legata alla possibilità di connettere le persone di ogni parte del mondo, è molto proficua in termini di interlink del dominio. Per quanto le cerchie molto numerose rischino di risultare un’esperienza social piuttosto vaporosa, esse offrono svariate potenzialità in termini di motori di ricerca. Ad esempio è probabile che più il tuo contenuto viene condiviso su altri stream, maggiori saranno le possibilità che venga scansionato, indicizzato e valorizzato dai motori di ricerca.
Tattica SEO di Google: incoraggia la creazione di “cerchie di link” sempre più grandi

3. Un sacco di contenuti da indicizzare

Un profilo pubblico di Google Plus contiene un’enorme quantità di informazioni visibili ai motori di ricerca, che includono:
  • biografia;
  • post pubblici;
  • foto;
  • link a persone che ci hanno aggiunti alle cerchie;
  • tutto ciò su cui ho fatto “+1″.
Confrontate queste informazioni con quelle di un account Twitter (160 caratteri di biografia) oppure quelle di Facebook (una sorta di pamphlet generato in modo automatico); se ora consideriamo come i motori di ricerca possano vedere queste pagine, ci accorgiamo subito delle differenze in termini di numero di informazioni che si possono desumere. Nel caso di Google Plus abbiamo una quantità di parole molto più lunghe, a volte di un ordine di grandezza superiore rispetto a quelle di Facebook e Twitter. Google struttura i contenuti all’interno del proprio indice per fornire un gran numero di informazioni per i motori di ricerca, le quali potranno essere indicizzate e utilizzate in vario modo all’interno dei risultati.
Tattica SEO di Google: crea profili Search Engine Friendly

4. Ottimizzazione on-page

Sulla falsariga dei retweet di Twitter (o del re-blog di Tumblr), Google Plus rende molto semplice condividere i post con i propri contatti. Capita, in effetti, che i post di questo social network siano mostrati nei risultati di ricerca come se fossero veri e propri articoli pubblicati su un blog. Poichè il tag title è solitamente considerato uno dei più importanti nell’ottimizzazione dei motori di ricerca, Google tende a scegliere quello più lungo e descrittivo di Plus, al contrario di Facebook e Twitter che tendono, invece, a tagliarlo (nel caso di Twitter si tratta di un limite imposto dal sistema stesso, ndt)
Tattica SEO di Google: crea title tag descrittivi (e lunghi)

5. User Generated Content

Ogni post che scrivo su Google Plus è pubblico: di conseguenza, ognuno di essi viene scansionato ed indicizzato da Google, e le opzioni per la privacy, semplici ed intuitive, incoraggiano naturalmente ogni forma di apertura. Il bottone di condivisione, dal canto suo, possiede un’attrattività enorme, e sembra quasi urlare “prendimi! prendimi!”. La maggioranza dei post di Twitter, del resto, sono pubblici di default, ma il famoso limite di 140 caratteri impedisce a questi contenuti di essere realmente rich. Facebook, al contrario, condivide con i motori di ricerca solo alcuni tipi di contenuti (pagine), evitando di far indicizzare i contenuti dei profili standard.
Tattica SEO di Google: incoraggia la condivisione pubblica

6. Mostra i profili degli autori Google+ nei risultati di ricerca

Se le precedenti strategie possono di fatto essere adottate da chiunque, quella che esamineremo ora è utilizzabile solo da Google (ed è, per questo motivo, piuttosto controversa). Mostrando i link ai profili Google Plus all’interno dei risultati di ricerca si viene a creare un vantaggio che nessun altro social media, ufficialmente, può replicare. Google sta quindi “barando”, in qualche modo, favorendo i propri prodotti? In un certo senso credo di sì, ma d’altro canto esiste forse qualche altro contenuto più rilevante? Dal mio punto di vista avrebbe più senso connettere il profilo dell’autore sul sito che ospita il contenuto (ad esempio la pagina autore di SEOmoz) piuttosto che il profilo Google Plus indistintamente. Comunque stiano le cose, questo dimostra ampiamente il potere dei rich snippet: da quando Google ha introdotto le foto degli autori nei risultati di ricerca i webmaster hanno cercato di ottenere questo effetto in vari modi, assumendo quindi che uno snippet di qualsiasi genere tenda a migliorare il click-through rate (CTR). Ma la vera domanda da porsi è la seguente: stiamo migliorando il nostro CTR oppure quello di Google Plus?
Tattica SEO di Google: crea rich snippet originali

Che cosa puoi fare?

A parte l’ultimo punto, le altre tecniche sono disponibili per qualsiasi business online. Google ha trovato il modo di creare una grossa quantità di contenuti friendly per i motori di ricerca, ed opera in tal senso al massimo grado. La mancanza di diversità che ciò crea nei risultati di ricerca è certamente preoccupante, secondo alcuni: è come se Google rischiasse di trasformarsi in McGoogle, in cui ogni risultato ed ogni pagina è prodotta con lo “stampino”. Con un po’ di fortuna, di fatto, sempre più aziende adotteranno strategie SEO per emergere all’interno dei risultati di ricerca. Certamente a livello internazionale con Google Plus, ed oltre 62 milioni di utenti, dovremo aspettarci un numero sempre maggiore di risultati di questo genere nelle nostre ricerche.
Tradotto integralmente da How Google+ Uses SEO to Steal Search from Facebook and Twitter di Cyrus Shepard

fonte: http://www.webhouseit.com/2012/07/come-google-usa-la-seo-per-superare-twitter-e-facebook/

SEO e SEM guida avanzata al Web Marketing di Marco Maltraversi

SEO e SEM guida avanzata al Web Marketing di Marco Maltraversi

mercoledì, 4 luglio, 2012
7 pagine di indice, quasi 500 pagine in totale, davvero ben scritte, contenenti informazioni, esempi e molti link utili che abbiamo testato per poter darvi una recensione davvero reale del testo di Marco Maltraversi intitolato SEO e SEM guida avanzata al Web Marketing.
Una guida davvero utile sia per chi è agli inizi sia per chi sta sperimentando qualche progetto SEO e SEM e vuole approfondire anche sul cartaceo.
Se dovessimo dare a questo testo un soprannome, il primo che ci è venuto in mente è “il libro dei tools”: perché, diversamente da alcuni testi dove si “chiacchiera” molto ma di esempi e link utili se ne vedono pochi, questo ne contiene davvero molti (un paio a noi sconosciuti), per esempio Hrefs.com citato nel paragrafo dei Tool per l’analisi dei link (pag 468).
Non mancano, come vi dicevamo, esempi pratici grazie ai quali poter testare quanto si è appreso leggendo (che poi è l’unico modo per poter dire di sapere davvero qualcosa, visto che l’operatività è tutto in questo settore).
Per esempio: qual è uno degli incubi del SEO?…La migrazione .
In questo caso trovate (Architettura di un web project SEO – pag 208) l’elenco dei passaggi “obbligatori” da effettuare e anche due tool che possono aiutarvi nel check finale, uno dei quali è certamente il più conosciuto: Xenu.
Altro esempio, (pag 73) nel paragrafo Strategia e Pianificazione l’autore inserisce (come spesso accade anche in altri paragrafi ) un pratico esempio, la tabella azioni – obiettivi – risultati per tenere sott’occhio le azioni implementate.
Vi assicuriamo che la stessa tabella oltre a essere utile per chi come noi fa questo lavoro, può essere una “manna dal cielo” (noi già lo facciamo) se la inviate ai vostri Clienti…almeno si rendono conto – nella pratica – dell’impegno costante e quotidiano che viene messo nei progetti SEO, seri.
Ben 2 pagine dedicate al tag title, 7 al robots.txt, un intero capitolo dedicato all’HTML 5 e SEO. Ovviamente si parla anche di Mobile (anche se, probabilmente, quando il libro è stato scritto quando ancora non era uscita fuori la raccomandazione ufficiale di Google in merito al Responsive web design), di Social Media, Adwords (ma non può la guida, ovviamente, essere, in questo caso, del tutto esaustiva, visto che servirebbe un testo a parte solo per Adwords!).
Abbiamo letto la Guida e la troviamo completa. Non siamo soliti promuovere guide che non leggiamo direttamente, abbiamo anche noi circa 10 anni di SEO e SEM alle spalle…
Questa ve la suggeriamo certamente e potete acquistarla al seguente link SEO e SEM guida avanzata al Web Marketing .

Social media per il business: usati, ma con poca efficacia

Stando ai dati di un’indagine condotta ad Aprile da InSites Consulting ed SSI, che ha coinvolto dirigenti degli Stati Uniti e dei principali Paesi europei, risulta che la maggioranza delle società sono presenti sui social media con profili  e pagine istituzionali; ma non li utilizzano in modo efficace per il proprio business.
Dalle risposte degli intervistati, emerge come manchi una completa integrazione tra le piattaforme sociali e le pratiche di business quotidiane: più della metà si trovano ancora nelle fasi iniziali dei loro progetti per applicare i social network ai loro processi aziendali, e quasi un terzo (il 29% degli intervistati) ha dichiarato che non stanno facendo nulla con i social media.
Le quattro reti sociali più comuni nel mondo aziendale sono  Facebook, utilizzato dal 61% delle imprese selezionate nel campione;  Twitter (39%), al terzo posto LinkedIn (29%) e in fine YouTube (24%).
I , unica altra piattaforma ad entrare nell’elenco con una doppia cifra, vengono scelti solamente dal 17% degli intervistati. Facebook si conferma inoltre il social network più utilizzato nelle aziende degli Stati Uniti (’80%). All’interno dei Paesi europei gli estremi della classifica sono rappresentati in positivo dalle aziende tedesche, che utilizzano i social media nel 52% dei casi, ed in coda quelle francesi; che non utilizzano tali piattaforme nel 46% dei casi riscontrati.
Un’occasione mancata, secondo Steven van Belleghem di InSites: “molte aziende vedono i social media come qualcosa legato al marketing, ma non leggono le due funzioni principali che possono offrire maggior valore a qualsiasi marca: raggiungere i clienti e creare collaborazione con loro. Così che, alla fine, i clienti stessi saranno i migliori consulenti per un’impresa”.

martedì 3 luglio 2012

Segreti e Trucchi SEO: Una Perdita di Tempo

Soldi Facili
In questi mesi il mio lavoro di pubblicazione e scrittura sul blog e sui giornali in generale si è ridotto veramente al minimo; fra la maturità, lo sport e gli altri impegni, il web è rimasto un po’ relegato in un angolo, e la scrittura di articoli di conseguenza è stata messa da parte. In questi giorni spero di riuscire a riprendere a ritmi decenti, pubblicando anche qualcosa di tanto in tanto; un articolo molto interessante letto di recente, e che vorrei riportare, è proprio questo di Michael Gray.
La tematica affrontata è vasta ma tocca un problema sempre attuale nella SEO: tutta quella linea di pensiero che vede nei “trucchetti” la soluzione. La traduzione è abbastanza libera, in alcuni casi (anche se ho cercato di limitarli) ho inserito qualche riferimento a fatti prettamente “nostrani”. Buona lettura!

Di Michael Gray, su Wolf-Howl

Quando vado a una conferenza, o comunque varie volte a settimana tramite email, mi sento chiedere “Quali sono i tuoi ‘Segreti SEO’?” oppure “Hey! Su quali keywords lavori? Puoi mostrarmi qualche sito che segui?”. Finché non avrai guadagnato la mia fiducia comunque, non penso che ti mostrerò nulla. Ho fatto l’errore una volta e tre mesi dopo ho visto un sito clone creato dalla persona con cui avevo parlato. Non è che non mi importa niente di aiutare altre persone o voglio essere pagato, perché penso che sia comunque parte del mio ruolo nella community. Ma c’è differenza fra qualcuno che viene alla tua porta a chiedere cibo gratis e qualcuno che chiede “Hey, posso venire a pescare con te così che possa imparare a pescare da solo?”.
Non sono un SEO di prima generazione come altri, sono stato in giro per un po’ e ho fatto un sacco di domande (a volte stupide), sperimentato e fatto un sacco di piccoli e catastrofici sbagli lungo la strada, mi sono dilettato nella black hat, provato a fare alcune cose fallendo, e così ho imparato. Così molto di ciò che succede nella community SEO attuale non è fare domande, imparare e insegnare; è perdere tempo, fare contest di popolarità e drammi. Troppe persone si concentrano su trovare segreti per veloci e facili strade per fare un sacco di soldi e andare in giro a sbandierarlo al mondo, quando invece dovrebbero cercare di imparare come funziona tutto ciò che fanno, e cosa fare quando qualcosa va storto nel loro progetto iniziale. Perché se qualcosa va storto si ritrovano esattamente com’erano all’inizio: senza conoscenza. E tutto ciò che possono fare è andare a caccia del prossimo trucchetto SEO.
Imparare che la SEO è come una caccia. Senza imparare come stare alle costole alla preda, come cacciarla, e come ucciderla per nutrire te e la tua famiglia, non sopravviverai. Invece, ognuno vuole basare tutta la sua vita sui segreti SEO. Ma quando Google annuncia che sta cambiando l’algoritmo per colpire i siti troppo ottimizzati, tutti si ritrovano a piangere in giro per forum e social network chiedendosi cosa succederà, quali saranno questi fantomatici cambiamenti, come dovranno agire ora che Google smaschererà il loro mezzuccio da quattro soldi basato su una link popularity falsuccia fatta su siti oltreoceano. 
Invece, come nella favola dei tre porcellini, se le basi del sito saranno buone, è molto difficile che ci siano modifiche o fluttuazioni tali da portare problemi. Se la struttura sarà buona, se i contenuti saranno ben scritti e il sito ben tematicizzato, se avrai pensato all’utente in fase progettuale (e già se avrai portato avanti una fase progettuale), se la tua presenza sui social media sarà proporzionata a quella mole assurda di links che il sito si ritrova.. Tutto andrà bene. I contenuti possono essere i re, ma se le fondamenta tecniche e di popolarità sono così mal messe che i motori di ricerca non riescono ad orientarsi (Flash e Ajax sono due esempi.. ma anche la struttura dei links non scherza), allora i contenuti migliori resteranno sepolti sotto terra, o al più in SERP che guarderai solo tu con qualche strano “magic tool”. È la combinazione di tutti i pezzi che lavorano insieme, è un’alchimia perfetta fra tecnica, copywriting e marketing che rende possibile il successo di un sito, nessun segreto letto su ebook o landing page scritte a caratteri cubitali.
Invece di focalizzarsi su segreti SEO, meglio concentrarsi sull’apprendere i fondamentali: come impostare i permalink, come scegliere i contenuti da scrivere, come strutturare un sito, velocizzarlo, come usare i microdati, seguendo forum e convegni magari, con domande serie però. Non si smette mai di imparare: prima di deviare per i segreti e spendere centinaia di euro in improbabili video corsi e software se ne possono usare altrettanti per seguire convegni seri o espandere il proprio campo di conoscenze.
Ti senti ferratissimo dal punto di vista tecnico? Bene, inizia a comprare libri di marketing, anche classico.
La ricerca organica ti sembra casa tua? Inizia a studiare come funziona AdWords.
Non diventerai un consulente di marketing o di AdWords, ma la cognizione di causa con cui farai il tuo lavoro sarà decisamente diversa, avrai una formazione di più ampio respiro. Non perdere nemmeno 5 minuti del tuo tempo dietro ai venditori di fumo; i potenziali soldi che perdi in quel tempo sono decisamente più veri di quelli che cercano di venderti.

Come si Distribuisce il CTR nelle SERP Organiche

Un dato importantissimo che dovrebbe essere a disposizione di ogni SEO è quello relativo al CTR indicativo di una determinata posizione nelle SERP; studi di questo tipo si sono succeduti nel tempo, soprattutto oltreoceano, mostrando dati sempre abbastanza coerenti fra loro.
Finalmente a confermare il tutto arriva una semplice ma efficace indagine tutta italiana, per mano di Costanza Ghelfi di NeoSEO; lo studio, condotto su 1.2Mln di impressions e 42K di clicks, ha riguardato settori e tematiche diverse. Escluse dall’analisi sono state le ricerche branded, che avrebbero ovviamente pregiudicato la bontà del risultato. Oggetto dell’analisi: i soli risultati organici.
I dati ottenuti si allineano sostanzialmente a quelli già ottenuti dalle famose analisi di Enquiro e Chitika, che sono stati per anni punti di riferimento per questo argomento.
Curva CTR
Sostanzialmente la ripartizione delle visite fra la sesta e l’undicesima posizione è pressoché uniforme. Grandi vantaggi si hanno ovviamente fra il primo e il terzo risultato, con un picco sul primo, che porta quasi il doppio dei click rispetto al risultato successivo.
Un’osservazione importante: la totale eterogeneità delle SERP, la diversità fra una ricerca e l’altra (con l’inserimento di risultati video, rich snippets, riferimenti all’autore, schede, etc.) e addirittura fra due ricerche uguali performate in luoghi diversi, fa sì ormai che dati del genere vado presi con le pinze, adattati al caso e usati più che altro come indicazione di massima per la previsione del traffico. L’analisi finale dei risultati sarà l’unico vero modo per avere dati certi!
Per approfondimenti sullo studio e le tabelle complete: Studio di NeoSEO.